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Orazio Flacco – La casa

La costruzione risale al I secolo a.C., (probabilmente nel 43 a.C.), periodo in cui, a causa di una forte deduzione di coloni in Venusia, vi si sviluppò un’intensa attività edilizia.

La letteratura locale la indica come “Casa di Orazio”, anche se nel 1935 studiosi e archeologi la identificarono come parte di un complesso termale, che all’origine doveva essere certamente molto più vasto.

Essa è composta di due vani: uno a pianta circolare coperto e l'altro a pianta rettangolare mancante di copertura. Il paramento murario esterno mostra resti di opus reticulatum e opus latericium.

Sotto il selciato della stradina che conduce al fabbricato, venne alla luce una pavimentazione a mosaico raffigurante un mitologico mostro marino.

Al di là del suo valore architettonico, sulla “Casa di Orazio" c’è da dire che, nella sua veste di dimora del grande poeta, essa esercita l'importante ruolo di custode della memoria storica dei venosini e promana una suggestione particolare che gli proviene direttamente dal nome del presunto proprietario

 

Esterno

Interno

 

Chiesa – Monastero di Santa Maria

La chiesa e il monastero (di cui rimangono pochi resti) furono costruiti alla fine del XVI secolo dal vescovo Rodolfo da Tussignano per ospitare le monarche Benedettine.

La chiesa fu consacrata nel 1662.

Del monastero resta l'elegante loggiato del piano superiore mentre il resto delle strutture furono demolite per far posto all'attuale piazza Ninni.

 

Gesualdo Carlo principe di Venosa

Gesualdo, Carlo (Napoli 1560 ca. – 1613), compositore e liutista italiano. La sua fama è legata ai madrigali, in cui fa un uso spregiudicato del cromatismo. Grazie ai contatti familiari con l'ambiente musicale (il padre Fabrizio Gesualdo era presidente di un'accademia frequentata dai migliori esponenti del mondo musicale napoletano) cominciò ad appassionarsi alla musica e imparò a suonare diversi strumenti, tra i quali il clavicembalo, la chitarra e soprattutto l'arciliuto (vedi Liuto).

Alla morte del padre, nel 1586, ereditò il titolo di principe di Venosa. Dopo aver commissionato nel 1590 l'assassinio della moglie, dell'amante di lei e del figlio nato dalla relazione, lasciò la città natale per Ferrara, dove nel 1594 sposò Eleonora d'Este e dove conobbe musicisti come Luzzasco Luzzaschi e letterati come Giovanni Battista Guarini e Torquato Tasso.

Quando la scomparsa del duca Alfonso II d'Este, nel 1597, segnò il tramonto di Ferrara come centro culturale, Gesualdo fece ritorno a Napoli. Tra i sei libri di madrigali da lui composti, soprattutto gli ultimi due rivelano uno stile armonico drammatico e fortemente innovativo che tende all'espressione delle emozioni tramite l'uso di potenti dissonanze e di salti imprevisti tra tonalità molto distanti.

 

Madrigale: Dolcissima Mia Vitaù

Nei madrigali di Gesualdo ogni frase del testo si accompagna a una risposta musicale specifica che rispecchia i singoli mutamenti emotivi con un'equivalente variazione virtuosistica, secondo la tecnica della "coloratura". Questo madrigale dal Libro 5 (1611) è una trasposizione poetica in musica e un esempio del cromatismo di Gesualdo.
Fonte Encarta 

 

 

Catacombe Ebraiche

Venosa ha ospitato una fiorente colonia ebraica attestata da numerosissime iscrizioni databili, senza soluzione di continuità, tra il IV ed il IX sec. d.C. praticamente nulla sappiamo del suo inserimento nella città. Da una cronaca del IX sec., quella di ACHIMAAZ "Cronaca familiare" (Sefer Yuchasin), apprendiamo dell'esistenza a Venosa di una Sinagoga, ma lo scavo non ha fornito alcun riscontro sulla sua ubicazione.

Sempre dalle iscrizioni apprendiamo che la Comunità Ebraica di Venosa del IV sec. era costituita anche da proprietari terrieri e da detentori di cariche pubbliche importanti. Lo testimonia ancora una fila di grotte, sulla collina della Maddalena, scavate nel tufo e in parte franate: sono le Catacombe Ebraiche, scoperte ufficialmente nel 1842 ma già conosciute nel 1584.

La catacomba conosciuta è composta da una serie di ipogei (ambienti sotterranei adibiti a sepolture) scavati nella roccia e presenta corridoi secondari di collegamento dei principali. Per tutta la lunghezza si apre una serie di cubicoli di diversa profondità e separati da pilastri.

Nel 1974 una ricognizione ha portato in luce un nuovo settore con un arcosolio (nicchia a forma di arco con sotto una tomba) affrescato: vi sono rappresentati i simboli legati alla religione ebraica quali la Menorah, o candelabro a 7 braccia, affiancata a destra dallo shofar, o corno e dal Lulav. O palma, ed a sinistra dall'Etrog, o cedro, e dall'anfora dell'olio. Attualmente a causa di un crollo di questo settore non è più visibile.

Nel 1981, una decina di metri più in alto del sentiero, una missione italo americana ha scoperto un'altra catacomba che si addentra nella collina per circa 30 m. le tombe al momento della scoperta si presentavano quasi tutte violate.

Attualmente la catacomba "vecchia", le cui condizioni statiche si erano ulteriormente aggravate a seguito del sisma 1980, è stata oggetto di consolidamenti e restauri ed è in attesa di essere inaugurata, al fine di consentirne una visita, almeno parziale, mentre i lavori proseguono nelle grotte c.d. di S. Rufina.

A cura di: Marirosa Orlando