Venosa ha ospitato una fiorente colonia ebraica attestata da numerosissime iscrizioni databili, senza soluzione di continuità, tra il IV ed il IX sec. d.C. praticamente nulla sappiamo del suo inserimento nella città. Da una cronaca del IX sec., quella di ACHIMAAZ "Cronaca familiare" (Sefer Yuchasin), apprendiamo dell'esistenza a Venosa di una Sinagoga, ma lo scavo non ha fornito alcun riscontro sulla sua ubicazione.
Sempre dalle iscrizioni apprendiamo che la Comunità Ebraica di Venosa del IV sec. era costituita anche da proprietari terrieri e da detentori di cariche pubbliche importanti. Lo testimonia ancora una fila di grotte, sulla collina della Maddalena, scavate nel tufo e in parte franate: sono le Catacombe Ebraiche, scoperte ufficialmente nel 1842 ma già conosciute nel 1584.
La catacomba conosciuta è composta da una serie di ipogei (ambienti sotterranei adibiti a sepolture) scavati nella roccia e presenta corridoi secondari di collegamento dei principali. Per tutta la lunghezza si apre una serie di cubicoli di diversa profondità e separati da pilastri.
Nel 1974 una ricognizione ha portato in luce un nuovo settore con un arcosolio (nicchia a forma di arco con sotto una tomba) affrescato: vi sono rappresentati i simboli legati alla religione ebraica quali la Menorah, o candelabro a 7 braccia, affiancata a destra dallo shofar, o corno e dal Lulav. O palma, ed a sinistra dall'Etrog, o cedro, e dall'anfora dell'olio. Attualmente a causa di un crollo di questo settore non è più visibile.
Nel 1981, una decina di metri più in alto del sentiero, una missione italo americana ha scoperto un'altra catacomba che si addentra nella collina per circa 30 m. le tombe al momento della scoperta si presentavano quasi tutte violate.
Attualmente la catacomba "vecchia", le cui condizioni statiche si erano ulteriormente aggravate a seguito del sisma 1980, è stata oggetto di consolidamenti e restauri ed è in attesa di essere inaugurata, al fine di consentirne una visita, almeno parziale, mentre i lavori proseguono nelle grotte c.d. di S. Rufina.
A cura di: Marirosa Orlando