Archivio di agosto 2011
Incompiuta
La chiesa incompiuta si innesta sulla cosiddetta chiesa vecchia, in continuità con i muri perimetrali, mantenendone il medesimo asse e le stesse dimensioni trasversali.
È costituita da un corpo longitudinale. previsto a tre navate, con un ampio transetto sporgente ed absidato ed un coro molto profondo, circondato da un deambulatorio con cappelle radiali.
In corrispondenza dell'attacco del transetto con il deambulatorio sono inserite due torrette scalari. Il corpo longitudinale presenta cinque colonne con grandi capitelli con rinunzi ed un pilastro polistilo all'incrocio con il transetto solo sul lato destro, mentre sul sinistro non furono realizzate neppure le fondazioni del colonnato settentrionale. Non fu mai realizzata la copertura.
Cresciuta alle spalle della chiesa vecchia, l'incompiuta resta l'unico caso visibile di un fenomeno che normalmente si doveva verificare quando si costruiva una chiesa nuova sul luogo di una più antica: generalmente si lasciava in piedi la prima, fino al momento in cui la nuova non era in grado di funzionare pienamente.
Molto discusso la datazione del momento, eseguito comunque in un arco di tempo piuttosto ampio, che va dall'età di Roberto il Guiscardo con l'arrivo di un gruppo di monaci direttamente dalla Francia (undicesimo secolo), a quella di Ruggero II o di Guglielmo di Altavilla, con l'influenza francese per il tramite della seconda ondata normanna di Sicilia (dodicesimo secolo).
In realtà questo sistema planimetrico è una soluzione tipica dell'area francese, in cui le soluzioni particolari sono numerosi, mentre in Italia si riscontra in pochi altri monumenti di età normanna, quali le cattedrali di Aversa e della vicina Acerenza, nei quali si intuisce però un impianto comune, attuato con modalità del tutto diverse.
È lecito perciò pensare ad un architetto o protomagister importato dalla Francia nell'ultimo quarto dell'undicesimo secolo, che si avvalse di maestranze e materiali profondamente radicate nella cultura locale. In quest'edificio, per esempio, l'anfiteatro è tutti monumenti della zona hanno fornito, come una cava, materiale già pronto per l'uso al quale viene adeguata tutta la progettazione di dettaglio fatta sul posto.
Anche la planimetria importata sembra trovare terreno fertile in schemi già sperimentati nella stessa area, come quelli del triconco ed del deambulatorio.
Fonte: Ente provinciale turismo Potenza
Domus
Dall'ingresso sulla via basolata un breve corridoio immette nell'atrio con IMPLUVIUM o vasca al centro (A) e pavimento a mosaico a motivi vegetali con tessere bianche e azzurre. Dei due vani laterali, forse aperte sulla strada, quello orientale (B) conservava tracce dell'alloggiamento di grossi contenitori per derrate alimentari (DOLIA). Affacciano sul atrio quattro stanze o CUBICULA (C), mentre sul lato di fondo si apre il vano principale, anch'esso mosaicato (D), da identificare con il TABLINUM fiancheggiato dalle ALAE. Il settore orientale della casa, confinante con l'edificio termale, sembrerebbe destinato agli ambienti di servizio (E). La costruzione iniziale della Domus è databile al secondo secolo avanti Cristo, ma i pavimenti musivi sono riconducibili ad una ristrutturazione della prima età imperiale. L'indagine archeologica ha inoltre documentato, al di sotto degli ambienti visibili, lacerti murari relativi a fasi edilizie precedenti e alcune fornaci, probabilmente di terzo secolo avanti Cristo. Ad un momento di riutilizzo dell' area posteriore al crollo della casa appartengono i muri a secco disposti obliquamente sulle strutture romane, inquadrabili in età altomedioevale (F). Fonte: Ente provinciale turismo Potenza |
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Complesso Episcopale
Complessi Residenziali
Le strutture situate nell'isolato delimitato da due assi viari basolati sono in gran parte relativi ad edifici abitativi. Gli ambienti adiacenti alla strada meridionale, di difficile interpretazione, sembrerebbero adibiti, almeno in parte, a funzione commerciale come TABERNAE (A). Sulla stessa via si affaccia, mediante l'ingresso con soglia (B), una domus di grandi dimensioni, estesa fino al limite opposto dell'isolato. L'atrio, con pavimento a mosaico era provvisto di una vasca con cornice modanata (IMPLUVIUM) per la raccolta dell'acqua piovana (C), poi conservata in una cisterna sottostante di cui è visibile l'imboccatura del pozzo. Ai lati si aprivano alcune stanze o CUBICOLA (D), mentre sul fondo c'era la sala principale o TABLINUM (E); uno stretto corridoio e metteva in un cortile porticato o OERISTIYLIUM (F), messo in luce solo in parte, di cui si conservano tracce della pavimentazione e delle fondazioni di pilastri o colonne. Parte degli ambienti di fondo del porticato erano aperti forse sulla strada adiacente, anche se probabilmente con utilizzo commerciale (TABERNAE). La domus, nella fase ora visibile, mostra pavimenti mosaicati attribuibili al secondo secolo d.C., ma strutture murarie precedenti, ora coperte, si sono rinvenuti in più punti dell'edificio. Il settore orientale dell'isolato era occupato da un altro complesso, anch'esso di uso abitativo, di cui si è scavata solo una parte. Ne sono visibili ambienti con muratura in opera incerta e pavimenti in cocciopesto con scaglie marmoree; vi si riconoscono parti di un PERISTYLIUM con colonne in laterizi, uno dei vani di fondo che vi si affacciavano e un vasto ambiente laterale che conserva solo un lacerto dell'originaria pavimentazione musiva. Fonte: Ente provinciale turismo Potenza |
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Anfiteatro Romano
Il monumento fu realizzato in parte sul terrapieno artificiale, in parte adagiato sul pendio collinare. Le ellissi, scavata solo parzialmente, era costituita da un anello esterno pilastrato e da un corpo centrale su tre livelli, occupate dalle gradinate della IMA, MEDIA e SUMMA CAVEA. I settori erano sostenuti da tre corridoi anulari e da ambienti delimitati da muri radiali generalmente non accessibili, tranne i due posti ai lati dell'asse maggiore, presso i quali si saliva all'IMA CAVEA. Il passaggio alle gradinate avveniva attraverso l'ambulacro (A); alla SUMMA CAVEA conducevano anche rampe poste lungo il portico esterno, di cui sono visibili solo le fondazioni in opera cementizia e parte dei plinti in pietra. Al centro dell'arena (B) alcuni ambienti sotterranei (C) con funzione di servizio (magazzino per le attrezzature, ricoveri per le bestie da combattimento, ecc.) sono scavati nella roccia e foderati in opera mista. L'anfiteatro, costruite in opera reticolata nel corso del primo secolo dopo Cristo, ebbe grossi interventi di consolidamento strutturale durante il secondo secolo d.C., mediante muri di rinforzo in opera mista, fase in cui sono da ricondursi anche i sotterranei. L'edificio venne realizzato in un'area già edificata, saldando e perimetrando, con un muro in opera reticolata, due isolati dell'estrema periferia cittadina ed una strada (D). Numerose strutture plausibilmente abitative (E), non più visibili, rinvenute inglobate nei cunei e nella zona antistante l'anfiteatro, si riferiscono a fasi edilizie repubblicane (terzo-primo secolo avanti Cristo). Fonte: Ente provinciale turismo Potenza |
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Poesia 2010 by Guarino – Larocca
Quan’ chiuov, la polvere non sa auz
e non centr nind ch “u preim s‘ auz preim s’ cauz”
Quando piove, la polvere non si alza
e non centra niente con il detto:
il prima che si alza per primo mette le scarpe.
(In altri tempi non tutti avevano le scarpe)
U ci‘l è gregie e senza sole
e s’ p’c‘s’ inz, u ‘mbrell c’vole
Il cielo è grigio e non c'è il sole
e se per caso esci l'ombrello ci vuole
Ma non z’iam’ie inz’ senza giubbott,
qualche raun semb t’abbott.
Ma se per caso esci senza giubotto
c'è sempre qualcuno che critica
U cunseglier d‘ torn non manc’ m’ie,
u truv semp: air, osci’ e cr’ie
Il consigliere di turno non manca mai
lo trovi sempre, ieri, oggi e domani
Accummenz a chiove e me guard attorn,
la gent se repar o se ne v‘ie au forn
Inizia a piovere e mi guardo intorno
la gente si ripara o se ne va al forno
Cu’mbrell, acqu’ e vind,
e “lu spezial‘ st’ie all’abbind”.
Con l'ombrello, acqua e vento,
il farmacista non vende.
(riferimento ad un altro detto:
quann u caul men vint lu spezial' staie all'abbind)
N’u b’cchir d’ vein e na pézz n’cumpagnaie,
jè semb meglie d‘ st’ saul mizz alla v‘ie
Un bicchiere di vino e una pizza in compagnia
è sempre meglio di stare in mezzo alla via
Le mach’n agger’n attorn au paese,
e qualche r’aun v‘ie a fa paur la spese
Le auto girano intorno al paese
e qualcuno va a fare pure la spesa
cunvent ca po’ quan torn alla c‘s’,
la m’glier u r‘ngrazi’ e l’ d’je paur nù v’s
convinto che dopo, quando torna a casa,
la moglie lo ringrazia e gl da pure un bacio
Autore, Antonio Guarino
Revisione: Nicola Larocca
Traduzione: Nicola Larocca
Festa Religiosa Santissima Trinità
E' la festa religiosa più importante dopo la pentecoste per gli abitanti di Venosa. E' comunque cambiato anche il senso e lo spirito con la quale si partecipava in quanto i mezzi moderni oggi danno la possibilità di raggiungere l'Abbazia da tutti i paesi limitrofi in poco tempo.
Una volta in maniera molto folkloristica carri e birocci partivano la notte precedente o addirittura giorni prima la festività dopo un lungo e faticoso viaggio si fermavano a bivaccare sul grande piazzale antistante l'Abbazia e non era raro che in quelle notti il freddo non si facesse sentire per cui i falò improvvisati davano l'impressione di accampamenti gitani.
A questo quadro pittoresco facevano da cornice le bancarelle dei "castagnari" (venditori di ogni sorta di frutta secca) ma la gioia più bella era per i piccini comprare lo yoyò.
Proverbi di Venosa – Parte 3
Non mual e fet.
Non serve e puzza.
Non tene pan’ e v‘ie truvann sardell.
Non ha pane e cerca sardine
Cort e mal cavat
Piccolo e cattivo
Predech e m’laun seond l’ stagion.
Prediche e meloni secondo le stagioni
A cas’ d’ sunataur non s’ portn ser’nt.
A casa dei suonatori non si portano serenate
la pagl’ v’c metenn.
Per la paglia vado mietendo.
Carta cant e u marasciall dorm.
Carta canta è il maresciallo dorme
Il bue chiama cornuto all’asino
Peglie un bun quann l’haie ca u trest non mang maie
Prendi il buono quando arriva che il brutto non manca mai.
Megl’e a ess ‘nvdiat ca cumpiataut.
Meglio essere invidiato che compatito.
Pass’t u sant pass’t la fest.
Passato il santo, passa anche la festa.
S’ cuntal non se’, cuntal non purt.
Se non pesi un quintale non puoi portare un quintale
La figlia maup la mamm l’andenn.
La figlia muta la mamma la capisce.
Quann la gatt non arraive a u lard daice che jè arangi’t.
Il gatto quando non arriva al lardo dice che non è buono.
Ogn pech aggiov
Ogni poco giova.
Sop u cutt l’acqua v’ddaut.
Sopra il cotto l’acqua bollente.