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    Storia

    Venosa dal Tardo Impero ai Normanni

    Il Cristianesimo
    Se si ripercorre dall'inizio la storia delle diocesi di V:enosa, tralasciando le notizie relative ai primi tre Vescovi (Filippo 238 d.C.; Giovanni, 443 ed Austerio, 493) peri quali non esiste sufficiente documentazione, il primo storicamente attestato sarebbe Stefano, sicuramente Vescovo tra il 498 e il 504. Probabilmente proprio con questo Vescovo è da mettere in rapporto la costruzione del primo complesso episcopale, cioè la Basilica con vasca battesimale esagonale, situata a Sud della SS. Trinità. Esistono molte altre testimonianze archeologiche sulla diffusione del Cristianesimo a Venosa; oltre il complesso episcopale, sono note le catacombe scavate nella collina della Maddalena, databili per la cronologia dei materiali tra il IV ed il VI sec. d.C.

    Cintura Bronzea
    Cintura costituita da dieci elementi in bronzo, appartenente al corredo di una tomba rinvenuta nell'area esterna della c.d.' chiesa vecchia della SS. Trinità. La sepo1 tura doveva appartenere ad un personaggio longobardo convertito al Cristianesimo.

    L'Ebraismo
    Venosa ha ospitato una fiorente colonia ebraica, attestata da numerosissime iscrizioni tra il IV e il IX sec. d.C. Le più antiche (IV" VII) provengono dalle Catacombe, mentre quelle ascrivibili ai due sec. successivi provengono tutte dalla zona dell'Anfiteatro o sono state utilizzate per la costruzione dell'Incompiuta. Nella comunità ebraica di Venosa si trovano nel VI sec. anche proprietari terrieri e detentori di cariche pubbliche importanti; un ruolo primario dovettero rivestire anche nell'artigianato locale e nelle attività commerciali.

    Numerose le presenze di Ebrei, molti dei quali provenienti da varie colonie, particolare quella di un inviato da Gerusalemme, che nel IX sec. predicava ogni sabato nella sinagoga, di cui purtroppo non si conosce l' ubicazione. Ben nota invece é la catacomba situata sulla collina della Maddalena, Ufficialmente scoperta nel 1853, mentre nell'8l è stato riportato alla luce un altro Ipogeo.

    ARCOSOLIO Un settore della catacomba scoperto nel 1974 ed oggi non più visibile presenta un arcosolio affrescato in cui sono rappresentati i simboli legati al patrimonio religioso ed iconografico ebraico: il candelabro a sette braccia, il corno, la palma, il cedro e l'anfora dell'olio. Tutto l'intradosso è decorato da motivi floreali.

    A cura di: Marirosa Orlando

    Le Origini di Venosa

    Venosa (detta Venusia) e le sue antiche origini.

    La storia di Venosa con i suoi momenti di prosperità, alternati a momenti nebulosi, sono raccontati dai giacimenti paleontologici e archeologiche dalle innumerevoli epigrafi disseminate nella città.

    Numerose sono le ipotesi sull’antico nome di VENOSA. Quella più attendibile è che la città fu fondata in onore della dea dell’amore, VENERE (in latino VENUS), mentre per altri l’origine del nome è legata alla bontà e alla generosità dei suoi vini (in latino vinosa), certo è che il nome glielo diedero i Romani.

    Le tracce rinvenute dimostrano che le prime comunità umane risalgono al Paleolitico. Gran parte di queste testimonianze: manufatti litici, fossili faunistici e resti umani sono visibili nel parco di “Notarchirico”, un’area poco distante dal centro abitato.

    Nell’ VIII sec. a.C. si stabilirono le tribù Osco-Sabelliche, tra le quali i Lucani che daranno il nome alla regione Lucania detta anche Basilicata.

    Le popolazioni Sannitiche circondarono la città di massicce mura e si organizzarono con senato, esercito, leggi e monete proprie.

    In seguito i Romani nel 291 a.C. scacciarono i Sanniti e ne fecero una loro colonia, ove vi trasferirono 20.000 persone.

    Durante la fase di romanizzazione Venosa acquisì il titolo di Municipio, con diritto di voto e cittadinanza romana per i suoi abitanti e godette di un grande sviluppo per la sua collocazione lungo la Via Appia (la via più importante dell’antichità), che collegava Roma a Brindisi. Via Appia è tutt’ora presente e funzionante.

    Venosa nel 65 a.C. divenne la città natale del magnifico e illustre poeta Quinto Orazio Flacco.

    Intorno al 70 d.C. (periodo del cristianesimo) vi s’insediò una comunità ebraica, forse una delle prime in Italia.
    Presso la collina della Maddalena sono presenti i resti delle Catacombe ebraiche, all’interno delle quali si trovano numerose testimonianze epigrafiche e artistiche.

    In età tardo antica e paleocristiana, Venosa subì invasioni ostrogote e saracene: stimoli culturali provenivano da Bizantini e Longobardi che produssero il restringimento delle cinta muraria.

    Con l’arrivo dei Normanni nel XI sec. la città rifiorì vivendo un periodo di benessere testimoniato dalla costruzione della magnifica e impareggiabile “incompiuta”, l’Abbazia Benedettina della SS. Trinità.

    Durante il regno di Federico II Venosa divenne città regia; la famiglia d’Angiò, gli Orsini, i Gesualdo ed i Ludovisi si avvicendarono nel governo di Venosa.

    Età medioevale
    In età tardo antica e paleocristiana, VENOSA subì invasioni ostrogote e saracene: stimoli culturali provenivano da Bizantini e Longobardi che produssero il restringimento delle cinta muraria. Con l’arrivo dei Normanni nel XI sec. la città rifiorì vivendo un periodo di benessere testimoniato dalla costruzione della magnifica e impareggiabile “incompiuta”, l’Abbazia Benedettina della SS. Trinità.

    Durante il regno di Federico II Venosa divenne città regia; la famiglia d’Angiò, gli Orsini, i Gesualdo ed i Ludovisi si avvicendarono nel governo di Venosa; la città aderì ai moti carbonari del 1820-21 e alcuni anni dopo appoggiò le bande del brigante lucano Carmine Crocco, aderendo all’insurrezione filo-borbonica. La storia di Venosa con i suoi momenti di prosperità, alternati a momenti nebulosi, sono raccontati dai giacimenti paleontologici e archeologicie dalle innumerevoli epigrafi disseminate nella città.

    Storia moderna
    la città aderì ai moti carbonari del 1820-21 e alcuni anni dopo appoggiò le bande del brigante lucano Carmine Crocco, aderendo all’insurrezione filo-borbonica.

    A cura di: Marirosa Orlando

    Venosa: La Città Antica

    Venosa sorge nel 291 a.C. come colonia latina, secondo le fonti antiche nel sito di un abitato sannitico: la scarsissima documentazione archeologica adesso attribuibile con certezza non consente in alcun modo di definire forma e caratteristiche.

    La città fu protetta fin dall’inizio da mura in opera quadrata, note oggi in minima parte, ma probabilmente ricostruibili lungo il profilo collinare.

    Il sistema stradale antico è leggibile nel tessuto urbano l’attuale che ricalca, soprattutto nei due assi est ovest, l’impianto Romano organizzato su due vie di attraversamento longitudinali (attuali corso Vittorio Emanuele e corso Garibaldi) e su una serie di percorsi minori nord sud, di cui è stata possibile una ricostruzione modulare sulla base di quelli archeologicamente documentati.

    Si definiscono così isolati regolari di metri 52 per 105 (un actus e mezzo per 3) con una punta massima di 140 m nel punto in cui uno degli assi est-ovest subisce una flessione in direzione della porta urbica settentrionale.

    Coerenti con l’impianto urbanistico originario sono le strutture riferibili al periodo repubblicano, indizio di una densa edificazione fin dei momenti iniziali. I successivi interventi urbanistici sono inquadrabili in più fasi cronologiche, in connessione con eventi storici salienti per la città.

    Incrementi nell’edilizia privata si ebbero sia dopo il Bellum sociale (90-89 a.C.) che a seguito della nuova deduzione coloniale del 43 a.C..

    Gli interventi pubblici di maggior mole si notano per l’età imperiale con la costruzione dell’acquedotto cui seguirono, probabilmente accomunati anche nelle successive ristrutturazioni, l’anfiteatro e le terme (età Giulio-Claudia con rifacimenti traianeo-adrianei).

     L’impianto originario sempre mantenere la sua funzionalità ancora in età tardo antica, seppure con cambiamenti sostanziali all’interno degli isolati soprattutto in rapporto alla destinazione d’uso.

     Fonte: Ente provinciale turismo Potenza

    Via Delle Fornaci

     

    Uscendo dal castello e costeggiando il lato destro si percorre Via delle Fornaci, lungo la quale si apriva un tempo l’ingresso originario del castello.

    La strada conduce alle fornaci, grotte scavate nella collina e prospicienti la valle del Reale , dove, da tempi remoti e fino agli inizi di questo secolo, abili artigiani diedero vita ad una delle industrie locali più tipiche, quella della lavorazione del vasellame in terracotta.

    Nella valle del Reale, infine, si incontra una fontana, la Romanesca, che la tradizione vuole costruita dai Romani, mentre una leggenda popolare racconta dei magici poteri delle sue acque, capaci di ammaliare chiunque ne beva.

    Fontana La Romanesca

     

    Tangorra Vincenzo

    Venosa, Pz 1866 – Roma 1922

    Targa in pietra – piazza Municipio (palazzo Calvino)

    Economista insigne ministro d'italia

    esempio di virtù e lavoro i concittadini MCMXXV